Il banco del torrone; guarda: esiste ancora. Una volta era assediato da noi ragazzini. Poche monete strappate al duro lavoro dai nostri poveri genitori; poi finalmente la “fiera delle anime".
Si correva fra quelle che ci parevano mille e più meraviglie, vogliosi di avere tutto; sognare, anche allora, non costava nulla...
Noi, quelli più fortunati, potevamo farci rapire dalla "vertigine" di comprare un piccolo pezzo di torrone: quasi si tremava fra l'emozione di assaporare un morso di gioia e gli sguardi di chi poteva solo stare a guardare.
La fiera del '52: quella me la ricordo bene, sempre con il mio attesissimo dolce fra le mani... ero corsa nel piccolo fienile di Nani, mio zio, per godermi in solitudine l'annuale rito.
Invece c'era lì la Gina... non la potevo soffrire.. bisbetica e dispettosa... ecco, penso, anche oggi rovinerà tutto.
Non so come sia successo, ricordo solo sensazioni, ma dopo pochi minuti stavamo tutte e due a mangiare, in silenzio, il mio torrone: quel giorno non parlammo, ma tutto cambiò e diventammo amiche inseparabili.
Poi suo padre partì per l'Argentina, dopo circa un anno e mezzo anche la Gina e sua madre lo raggiunsero; poche lettere i primi tempi, poi più nulla.
Quanto vorrei risentire la sua voce, rivedere i suoi occhi.
Che voglia di torrone.